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LA GENTILEZZA NELLA SCATOLA DEI COLORI

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A cura di Elisa Colombo

Prendiamo spunto dal Concorso di Disegno che abbiamo attivato e rivolto a tutte le scuole del Cantone Ticino per approfondire i fattori che fanno di questa forma espressiva uno strumento molto importante per la crescita.

Ci siamo rivolti a persone con una notevole esperienza maturata in questo ambito per cercare di capire quali errori non commettere e come affiancarci ai più piccoli per accompagnarli nel percorso di crescita che troverà nel disegno uno dei mezzi d’espressione per eccellenza per entrare in dialogo con il mondo degli adulti.

I pensieri e le esperienze che troverete in questo articolo sono quelli di due psicologhe, Paola Federici eFrancesca Romana Tramonti, e di due insegnanti, Francesca FalconiValeria Tirelli.

L’elemento essenziale affinché un bambino possa esprimersi disegnando è la libertà espressiva. A volte un adulto, nel momento in cui si rivolge al figlio, potrebbe esprimersi con un’intenzione critica che rischia di essere mal interpretata e avere ricadute negative sul bambino, il quale si sente giudicato.

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Come ci ricorda la Dott.ssa Federici, “lo stesso concetto di ‘critica costruttiva’, tanto amato dal mondo dei grandi, è da rivedere poiché se la critica viene utilizzata sistematicamente, soprattutto in bambini piccoli, questa può diventare un deterrente alla libertà d’espressione” ; la prima delle nostre testimoni ci racconta di alcuni casi, incontrati nel corso del tempo, nei quali sono stati numerosi i danni causati da osservazioni sbagliate fatte da adulti che additavano come errato un disegno quando invece, le eventuali critiche avrebbero potuto riguardare la tecnica utilizzata per il disegno, senza la pretesa di criticare il messaggio che il bambino voleva veicolare.

Non dobbiamo dimenticarci di considerare la fase dell’età evolutiva in cui il bambino si trova – ricorda laDott.ssa Tramonti, la seconda psicologa a cui ci siamo rivolti –  poiché solo pensando alle capacità cognitive di un bambino in un determinato momento possiamo apprezzarne il prodotto pittorico. Ma questo non basta, infatti è necessario conoscere l’ambiente che circonda il ragazzo poiché il disegno è il prodotto di motivazioni e relazioni interpersonali vissute”.

Quindi se, alla luce di quanto appena detto, vogliamo comunque esprimerci criticamente dovremmo seguire il consiglio di Francesca Tramonti “sforzandoci di essere il più possibile empatici poiché chi esprime il giudizio è una persona molto cara al bambino”.

Il disegno si rivela anche supporto di grande valore, soprattutto nelle situazioni in cui sono presenti delle difficoltà d’apprendimento. La testimonianza di Francesca Falconi, insegnante presso una scuola speciale di Breganzona, ci porta nella realtà di chi ogni giorno aiuta questi bambini nel seguire un percorso scolastico costruttivo in modo sereno.

Giorno dopo giorno – ci spiega Francescagli allievi vengono aiutati con disegni e schemi che permettono loro di comprendere la situazione proposta, sia questa legata alla matematica piuttosto che alle scienze, superando i problemi a livello di astrazione. Pur prediligendo la redazione di storie inventate, essendo già grandi, i ragazzi si servono del disegno per proiettare le situazioni e cercare di viverle meglio”.

Il disegno può essere testimone importante delle difficoltà e dei dubbi interiori che un bambino può faticare ad esprimere verbalmente; tuttavia, non si deve pretendere di essere in grado, da genitori o adulti vicini al bambino, di interpretare pienamente e con certezza quanto può emergere da una rappresentazione grafica. Il rischio sarebbe quello di attribuire significati complessi ed allarmanti a situazioni in cui gli elementi allarmanti in realtà non sussistono.

Secondo la Dott.ssa Tramonti, “genitori e insegnanti devono svolgere l’importante ruolo di monitorare attentamente le espressioni dei bambini attraverso le modalità comunicative utilizzate, disegno compreso,  in modo da essere pronti a cogliere gli eventuali segnali per poi evidenziarli, rivolgendosi ad un professionista. Proprio su questo punto vale la pena di soffermarsi: un professionista (psicologo dell’età evolutiva, neuropsichiatra infantile) è la figura ideale da consultare in modo tale da decodificare gli eventuali segnali e capire cosa sta succedendo”.

La Dott.ssa Federici sostiene un’idea analoga e crede che “il colloquio dei genitori con un esperto nei casi in cui si presentino dei dubbi sia importante in modo aiutarli a superare eventuali situazioni difficili; in particolare è bene ricordare che, come nel linguaggio la bugia difende il bambino da una realtà che lo angoscia, in modo simile può succedere nel disegno con la negazione, uno dei primi meccanismi di difesa dell’essere umano. Dal momento che il disegno dei bambini è spontaneo, immediato e con meno sovrastrutture, sarà più semplice che questo parli a chi desidera capirlo a fondo”.

Oltre all’interpretazione, che aiuta a capire le problematiche attraversate dai ragazzi durante la loro crescita, il disegno può offrire un’occasione di dialogo su tematiche difficili e sempre più importanti da affrontare. Il nostro concorso di disegno è nato anche dalla volontà di stimolare un dibattito nelle classi per mettere al centro il tema del bullismo e come questo possa essere contrastato attraverso la gentilezza.

Valeria Tirelli, insegnante presso le scuole medie di Mendrisio, ci ha raccontato la sua esperienza nel partecipare al concorso spiegandoci che “i ragazzi amano disegnare in quanto il disegno si rivela valvola di sfogo anche per quegli alunni che magari hanno difficoltà nelle materie di studio ma si distinguono per una buona manualità”. “E’ stato bello –  racconta Valeria –  vedere come i ragazzi siano riusciti a rappresentare un concetto, quello di gentilezza, che potrebbe essere in un primo momento astratto e difficile da sintetizzare;in occasione della proposta di partecipare al concorso è stato possibile, inoltre, parlare in classe del tema del bullismo e di quanto sia importante tenere alta l’attenzione a riguardo”.

L’ultima curiosità, che abbiamo voluto chiarire grazie all’aiuto delle due psicologhe, riguarda le modalità in base alle quali è opportuno stimolare il bambino o ragazzo ad utilizzare il disegno come strumento per comunicare. Entrambe le Dott.sse ricordano che l’espressività attraverso il disegno è un fatto del tutto naturale e che il ruolo del genitore e dell’insegnante deve essere limitato all’incoraggiamento, permettendo così una piena espressività. Quindi, come prima cosa si dovrebbe metter da parte la presunzione di dover ‘insegnare a disegnare’ per limitarsi ad aiutare i ragazzi, ormai non più bambini, a divertirsi nell’apprendere le diverse tecniche pittoriche e di disegno.

Psicologhe

Paola Federici E’ Psicologa e Psicoterapeuta, specialista in Psicoterapia Autogena e Psicoterapie brevi. Riceve a Binasco e a Milano. Autrice di numerosi libri, tra cui “Gli adulti di fronte ai disegni dei bambini”.
Francesca Romana Tramonti è nata a Firenze nel 1973. E’ Psicologa dell’età evolutiva e Dottore di ricerca in Scienze Antropologiche. Dal 2004 è Professore a contratto in molteplici corsi presso l’Università di Firenze . Autrice di numerose pubblicazioni.

Insegnanti

Francesca Falconi, Insegnante presso le Scuole Speciali di Breganzona, Svizzera
Valeria Tirelli, Insegnante presso le Scuole Medie di Mendrisio, Svizzera

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