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CULTURA: SI PREGA DI DISTURBARE!

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Di Maria Cristina Cattoni

Il mondo della cultura. E’ un mondo strano, in bilico tra il desiderio di aprire le sue porte a tutti e la volontà di custodire gelosamente il suo sapere, da condividere solo tra i pochi che già ne fanno parte.

Da diversi anni ormai si discute sulla necessità di adeguare l’offerta culturale di musei, biblioteche e associazioni perché possa incontrare i desideri e le necessità di diverse fasce di pubblico. Bisogna imparare a rivolgersi a tutti in modo che tutti possano comprenderci.

Quante volte vi è capitato di partecipare ad eventi culturali interessanti, ma con neanche una decina di partecipanti (esclusi gli organizzatori)?

Quante volte vi è capitato di visitare un museo (non considerato tra quelli “di grido”) e di essere soli con le opere e i custodi?

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Se ci si domanda perché queste cose accadono, la risposta più scontata potrebbe non essere la sola possibile. Gli italiani non sono interessati agli eventi “troppo” culturali, le generazioni più giovani tengono troppo alla moda e troppo poco alla cultura… risposte comuni e forse anche vere, che però evidenziano un solo aspetto del problema.

Dall’altro lato c’è il mondo della cultura, che forse ha dimenticato uno dei suoi scopi primari nella nostra società moderna: aiutare la crescita personale delle persone. Questo si può fare solo con la gentilezza. Sì, perché nell’ambito culturale essere gentili significa essere inclusivi e non autoreferenziali.

La cultura, per sua natura, è gentile: aiuta a scoprire nuovi mondi senza soffermarsi all’aspetto superficiale, aiuta il dialogo e l’integrazione, stimola la riflessione e la curiosità. Ma tutto questo, l’aspetto gentile della cultura, viene troppo spesso dimenticato.

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Da anni gli operatori del settore, per esempio, affermano che i musei non devono rivolgersi a un pubblico solamente di specialisti e che non è sufficiente organizzare eventi di grande spessore culturale: bisogna comunicare, bisogna far conoscere. Bisogna imparare ad indirizzarsi a tutti perché la cultura è di tutti e per tutti, come ci ricorda la definizione di museo data da ICOM (International Council of Museums): “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo […]”

Allora il museo deve essere attento ai bisogni della società e della sua collettività di riferimento perché, privato o pubblico che sia, nasce per essere al loro servizio. Nasce per essere gentile.

Allora gli operatori culturali devono imparare a guardare il loro pubblico con occhi diversi: chi partecipa agli eventi culturali lo fa per interesse perché, in qualche misura, vuole far parte del mondo della cultura e merita di essere considerato non solo come ascoltatore passivo. Merita un gesto, un saluto. Merita la possibilità di parlare direttamente con chi già fa parte di quel mondo.

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Queste cose le meritano anche quanti hanno dedicato gli studi e la passione per contribuire al nostro patrimonio culturale, ma che ora sono costretti ai margini di un mondo chiuso su se stesso, che presta attenzione solo a chi già ne fa parte.

Questa non è vera cultura, perché non è gentile. La cultura è inclusiva e non esclusiva.

Ci sono ancora istituzioni culturali gentili, inclusive? Certo!

Allora impegniamoci a dare loro il riconoscimento che gli spetta, ringraziamole per la loro attività. Perché la loro presenza non è scontata e il loro lavoro è frutto di un impegno per venire incontro a tutti noi.

Segnalaci la “tua” istituzione culturale e raccontaci la sua gentilezza!

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