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GENTILEZZA NELLE AZIENDE

coraggio

Di Pina Draskovich

Il luogo di lavoro può essere per alcuni una “seconda casa”, per altri una “trincea”, mentre altri ancora lo percepiscono come una “miniera”.

In tutti e tre i casi, a mio parere, esiste un indice di malfunzionamento.

La “seconda casa” odora di workalcoholic, di vita privata arida, piatta. La “trincea”, richiama alla mente emergenza, caos, agonismo, guerre tra bande di fazioni opposte; insomma un odore di ferro, fuoco e sangue. La “miniera”, ravviva immagini di cose preziose, ma se associata al lavoro penso a schiavitù, condizioni pietose, demotivazione, rassegnazione; in conclusione, una somma di misere emozioni.

Fermati un attimo, pensa al tuo luogo di lavoro. A cosa lo paragoneresti? Se a uno degli esempio di cui sopra, allora bisogna intervenire. La gentilezza, intesa come cura ed attenzione può esserti d’aiuto.

Primo passo

Affidiamoci ai Leader ma a quelli:

  • Autorevoli, e non autoritari. Uomini e donne che si guadagnano la fiducia e il rispetto dei propri collaboratori attraverso una comunicazione pragmatica, trasparente e puntuale.
  • Che trattano in modo equo i propri collaboratori senza distinzione, di ruolo, colore, sesso o età.
  • Leali e trasparenti, che mantengono le promesse date.
  • Che si offrono come supporto, una guida a coloro che si trovano in difficoltà.
  • Che danno l’esempio, agendo per primi.
  • Che prestano attenzione ai bisogni di tutti.

Il tuo capo non ha almeno la metà di queste caratteristiche?

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E’ possibile che nella tua azienda ci sia una gentilezza un po’ modesta, diciamo una mezza gentilezza; magari espressa si con i “buongiorno” e i “grazie”; ma principalmente un ambiente strutturato ad orticelli dove l’insalata del vicino è sempre più verde e dove il sospetto si palpa come la fitta nebbia che in inverno avvolge la Val Padana.

La gentilezza nelle aziende va oltre il buongiorno.
In fondo non ci passiamo quasi tutto il nostro tempo? Le incazzature, le sgarberie accumulate durante la giornata se ne stanno forse tranquille nel cassetto della nostra scrivania? O ci si appiccicano addosso come miele, obbligandoci a portarle a casa con noi?
E poi a casa, saremo allegri, spensierati con nostra moglie, i nostri figli; o musoni, per il continuo pensare a quel piccolo fatto che ci ha rovinato la giornata?
Quinton (il cugino francese di Darwin) diceva che il degrado delle persone corre in parallelo con il degrado del proprio ambiente.

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Se il tuo capo (ma anche il tuo collega) è scontroso, non saluta, non sorride, parla poco, non farti prendere dalla “profezia” di Quinton; continua a sorridere, a salutarlo gentilmente, a cercare di scambiare qualche parola, ad offrirti in aiuto per completare un lavoro se necessario; magari prepara anche una sorpresa per il suo compleanno…

La gentilezza è disciplina, fatica, ma è anche molto contagiosa; e chissà che non riesci a creare un alone positivo che dalla tua postazione si disperde in tutto l’ufficio fino contagiare anche quei paladini della sgarberia convinti che l’essere sgarbati dimostri avere coraggio.

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